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PIRAMIDE DI PAURA
(YOUNG SHERLOCK HOLMES)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 3 aprile 1986
 
di Barry Levinson, con Nicholas Rowe, Alan Cox (Stati Uniti, 1986)
 
Qualcuno ha osservato che i migliori Spielberg (a cominciare dal migliore, "1941") sono dei fiaschi al botteghino. Gli altri, primi fra tutti i due Indiana Jones, trionfano in mezzo mondo.

Non solo: ma lo stesso destino sembra seguire l'abbondante attività dello Spielberg produttore. Un produttore che, cosa notoria, ama intromettersi nella fattura dei film che egli affida ad altri. Così il sopravvalutato Ritorno al futuro di Robert Zemeckis sfrutta con povertà d'idee la bella trovata iniziale di un viaggio fantascientifico nel passato prossimo. Ma, in compenso, fa la gioia di distributori ed esercenti superando, in numero di spettatori, le opere celebrate dello Spielberg autore.

Ed ecco, regolarmente, che quest'ultimo Piramide di paura ci giunge dagli Stati Uniti accompagnato da catastrofiche notizie sui risultati finanziari in. quel mercato. C'era da giurarlo: Piramide di paura non è niente male.

Notiamo innanzitutto che il titolo originale è, non solo meno cretinescamente alla moda ma, soprattutto, indicativo di cosa vuol essere il film. Giovane Sherlock Holmes s'apparenta così (perlomeno nelle intenzioni ed in quelli che potevano essere i risultati) ad opere che hanno scavato alle origini del mito del celebre investigatore: esempio massimo, il sublime La vita privata di Sherlock Holmes, girato nel 1970 da Billy Wilder. Splendidamente ambientato in una Londra vittoriana ricostituita dai collaboratori di Lucas e Spielberg, il film ci mostra il primo incontro fra Holmes e l'altrettanto celebre dottor Watson... a quindici anni, mentre entrano in collegio. E, via di questo passo, la comparsa del famoso berretto a doppia visiera, l'acquisto della pipa di schiuma.

Piramide di paura resta comunque un film di Spielberg: il tempo di assaporare questo tuffo a ritroso, ed ecco irrompere altre atmosfere. Quelle dell'horror film, grazie ad un misterioso incappucciato che spara freccie intrise in un allucinogeno. E del cinema fantastico-poetico, con il solito scienziato che si butta dai tetti con una macchina volante. O ancora dell'animazione, con gli oggetti-Gremlins che si agitano a metà fra il buffo e l'orrido: i pasticcini alla crema che prendono vita per animare l'incubo del goloso impenitente.

Una specie di antologia del cinema per teenagers: ma filmata con grazia e buona voglia. Oltre ad un talento indubbio che permette a Levinson (Diner e The Natural con Redford) alcune sequenze espressivamente assai riuscite.

Paradossalmente, il film si guasta entrando in situazioni tipicamente spielberghiane: gli inseguimenti a rotta di collo, le scivolate nei trabocchetti della piramide in questione, una setta di egiziani all'estero assai poco credibile - il che sarebbe il meno - ma soprattutto scarsamente divertente.


   Il film in Internet (Google)

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